martedì 18 dicembre 2007

Cazzate via etere

«Quest'anno anche gli extracomunitari si divertono a fare shopping per Natale». Con questo brillante lancio alle 19.12 del 18 dicembre 2007 il giovane mezzobusto in giacca scura annunciava in diretta su Televenezia un servizio sull'immancabile statistica: sotto la lente i consumi dei cittadini extracomunitari. Sono rimasto allibito. Con il collega che mi affianca nella pausa quotidiana dedicata ai tg locali (ore 19 Antenna 3 Vicenza, 19.10 Televenezia, poi Telenordest e Telenuovo se capita) ci è scappata la risata.
Ma a pensarci bene è preoccupante: 1 che si parli degli extracomunitari e delle loro abitudini di spesa come se si parlasse dei bonobo e non di un gruppo di cittadini che rappresenta una fetta consistente della nostra popolazione ; 2 che ci si meravigli perché anche loro (ma guarda un po') a Natale fanno spese; 3 che parole al vento come queste vengano trasmesse in diretta su una tv locale.
Questione extracomunitari a parte, penso che questa notizia ben rappresenti una tendenza sempre più forte. Quella grazie alla quale qualsiasi studio/ricerca di mercato (non importa quanto scientificamente rappresentativo) diventa per se una notizia. Il che accade perché comunque lo studio/ricerca ti fornisce una strada facile e rapida per imbastire 2 minuti di servizio (o un'aperturina sulla carta stampata). Come ben osserva pure l'amico Simone sugli allarmi-criminalità lanciati spesso dalla stampa, che poi a ben vedere sono allarmi-criminalità-percepita (ovvero: la gente si sente meno sicura perché i media dicono che c'è meno sicurezza perché la gente si sente meno sicura... potrebbe andare avanti all'infinito).
Che ne dite?

lunedì 17 dicembre 2007

Ho passato lo scritto!

Ho passato lo scritto!

venerdì 7 dicembre 2007

Spritz e priorità


Premessa per chi non lo sa: lo spritz è una bevanda color tramonto, a base di Aperol o Campari, consumata come aperitivo. Per estensione lo spritz è anche il rito che si consuma nella padovana piazza delle Erbe: un "aperitivo di massa" che coinvolge centinaia di giovani, in particolare il mercoledì sera.

Non gli sprechi. Non le nomine in consigli di amministrazione da 400 euro al mese in su (che pare poco, ma se uno siede in 3, 4, 6 Cda...). Non le sparate sulla necessità di riscoprire il lato positivo di Adolfo Hitler (È successo! Consigliere regionale Foggiato, in diretta su Telenordest: «Nel nazismo poteva esserci qualcosa di buono» ). Non la faziosità per cui la parte avversa è sempre in torto. La cosa che odio di più della politica locale è un'altra: quando nasce un "tema" che riguarda la città, quello diventa il tema. L'unico che vale affrontare. Tutto il resto, chissene.
Faccio un esempio pratico, quello che mi ha fatto tornare su la bile 10 minuti fa. Il prossimo Consiglio comunale ha all'ordine del giorno quattro mozioni sul fenomeno spritz. Quattro. Si va dalla richiesta di convocare il Consiglio per "un'atto di indirizzo sulla questione spritz" (Forza Italia) alla proposta di istituire una Commissione speciale sullo spritz della quale in effetti i padovani sentono la mancanza (Sempre Forza Italia, ma un'altra corrente). Più decisa la consigliera leghista Mariella Mazzetto, quella che ama portare i maiali al pascolo: la sua mozione "Fenomeno spritz - Soluzioni" ci fa sorgere spontanea la domanda: se ha la soluzione in tasca perché non l'ha tirata fuori prima? Chiude la consigliera Verde Aurora D'Agostino: la sua mozione svela che "I giovani non vogliono solo lo spritz". E in effetti almeno un'oliva e due patatine ci stanno.
Possibile? Non nego che la questione spritz possa avere la sua importanza: probabilmente la mole di giovani crea qualche disagio, sicuramente le teste di cavolo piene di alcol che pisciano sul muro non sono il massimo. Ma siamo sicuri che sia questo il problema numero uno di Padova? Personalmente, lo metterei fuori dalla top ten. Curioso, peraltro, che nessuno - nessuno - abbia chiesto di prendere la parola sul Pm10 che ci tormenta (sopra il livello di legge per 122 giorni). O che non si sia mai parlato in Consiglio degli effetti che la costruzione di un tunnel sotto al Dal Molin porterà all'acqua potabile padovana, visto che arriva da una falda proprio sotto la nuova base Usa.
Davanti a queste scelte (cavalcare lo spritz) ti monta il dubbio che, più che risolvere problemi, il politico cerchi visibilità. Ovvero quell'ossigeno che gli permette di essere rieletto. E rieletto. E rieletto. E rieletto.

domenica 2 dicembre 2007

Santi Numi!

«Se vado a parlare in un programma-spazzatura non capisco perché debba diventare spazzatura anch'io. E se oltre alle cosce delle ballerine trovano spazio anche le mie riflessioni, penso che la cosa possa essere utile a qualcuno». Parola di don Sante Sguotti, che ieri pomeriggio alla Mondadori di piazza Insurrezione ha presentato il suo libro Il mio amore non è peccato. Ad ascoltarlo erano una ventina, stipati in un angolo del salone al piano terra, quasi in vetrina. Intorno, il circo dei media: circa trenta persone tra stampa, tv, il divo da reality Raffaello Tonon che ha presentato la serata e l'immancabile staff che accompagna il prete innamorato, guidato dall'agente delle veline Francesco Chiesa Soprani «Don Sante è un uomo forte, un ribelle che ha avuto il coraggio di parlare dei problemi della Chiesa dal di dentro», ha sottolineato Tonon, autodefinitosi «esperto di mass media». E a un esperto non sarebbero sfuggite le dinamiche del “Don Sante show” di ieri. Un gioco delle parti in cui tutto è andato secondo copione: il prete ribelle che racconta di non aver alimentato un polverone ma di esserci finito dentro, i sostenitori che ne elogiano la forza morale, finanche il padre ortodosso Lucas Giacalone con tanto di croce pettorale e copricapo: «Sono qui perché anch'io ho subìto il rifiuto della Chiesa cattolica», ha spiegato. Sulla scena, non troppo diversa da quella del contenitore domenicale, anche i detrattori hanno svolto la propria funzione, con le loro domande aspre quanto prevedibili. Sullo sfondo flash, microfoni, uffici stampa e trillar di telefonini: un quadro al quale l'ex parroco di Monterosso ha fatto un po' l'abitudine, che fa però irritare qualche signora del pubblico: «Mica vogliamo finire in tv anche noi». Intanto don Sante ha deciso di rinviare il fidanzamento inizialmente previsto per la prima domenica di avvento: «Sono troppo impegnato - spiega – e poi devo chiedere la dispensa a Roma: penso che dovrò aspettare almeno un mese per il silenzio-assenso. Ne riparliamo a San Valentino».

mercoledì 28 novembre 2007

Un libro roccioso


Percorse da sciami di inconsapevoli turisti e da alcuni innamorati scalatori. Tormentate da un clima impazzito che ne mina integrità e destino. Derubate di un maestoso ghiacciaio che continua a ritirarsi fino a quando non ce ne sarà più. Nonostante tutto, le Dolomiti sanno ancora parlare al cuore di chi vuole incontrare una montagna aspra ma generosa, crocevia di storie e di Storia e cuore di una piccola Europa armata di pedule e affamata di roccia. Qualcuna di queste storie le racconta Stefano Ardito nel suo Dolomiti. Giorni verticali (Versante Sud, 18 euro): una dopo l'altra, quarantatré “prime volte” sui Monti Pallidi. Dalla prima conquista documentata di una vetta (i 3.168 del Pelmo raggiunti dal dublinese John Ball il 19 settembre 1857) alla prima corda doppia della storia, figlia di un'intuizione della guida Angelo Dimai nel 1864. Fino alla recentissima prima arrampicata libera e solitaria lungo la via Attraverso il pesce della parete Sud della Marmolada: Hansjörg Auer, 23enne austriaco, ci mette la firma il 29 aprile di quest'anno. Storie tormentate, piene di cocciutaggine e con quel tanto di follia che permette gesta memorabili alla conquista di quella roccia desiderata come le belle forme di una ragazza speciale. Ed è importante voltarsi indietro e rileggerli, questi racconti, proprio ora che le Dolomiti stanno mostrando al mondo intero la propria debolezza. La pietra diventa polvere in diretta sulle webcam, come quando lo scorso 12 ottobre è crollata la Cima Una. Pezzo per pezzo, speriscono quelle che una volta erano le Alpi veneziane. Restano le gesta di centinaia di uomini e donne che da tutta Europa sono saliti lassù. Come Beatrice Tomasson, 48enne nata a Nottingham e cresciuta in Irlanda. Giunge nell'estate del 1900 al passo d'Ombretta. Testarda, decide che la Marmolada deve diventare sua. Ci metterà un anno: il 1° luglio 1901 tocca la vetta. Fine dell'avventura dolomitica, inizio della leggenda per “la Mata Hari dei monti”. Già, perché quella donna che pagava così bene le guide (troppo per la figlia di una famiglia dignitosa ma non ricca) e, contrariamente alla maggior parte degli scalatori, non aveva pubblicizzato la sua impresa, a detta di molti era nientemeno che una spia del Kaiser. Mandata lassù per verificare le condizioni della frontiera italo-austriaca, che pochi anni dopo sarebbe divenuta un aspro teatro di guerra.

martedì 27 novembre 2007

Sarà vero? Per un iPhone

Sarà vero che basta inserire il link iPhone per vincere un iPhone?
Vedremo. Se volete capire di che cosa parlo cliccate sul link e lo capirete.
Presto un post de sostanza. Promesso!

martedì 20 novembre 2007

Quando Padova fa notizia

La mia città generalmente finisce alla ribalta della cronaca nazionale per 1) casini legati all'ordine pubblico e a un sindaco presunto sceriffo (multe contro la prostituzione, "muro" di via Anelli etc.) 2) diritti degli omosessuali (pacs alla padovana e l'indimenticabile pezzo uscito su repubblica dove Padova era descritta come una sorta di Las Vegas gay) 3) casini della Chiesa locale (don Sante Sguotti, don Spritz, don Pub, il parroco in perizoma etc).
Stavolta i punti 2 e 3 si fondono. E la stampa nazionale c'inzuppa tutto l'inzuppabile. La storia è presto detta: un giovane molto impegnato in politica (con Forza Italia) e in parrocchia (coro, catechismo e compagnia cantando) manifesta la propria omosessualità nel corso di Ciao Darwin e il prete gli proibisce di proseguire il suo servizio in parrocchia. Vi lascio con la riflessione di un collega di Este, la cittadina della Bassa padovana teatro della vicenda.

Este come Monterosso, la Bassa come il bacino termale, preti che se ne vanno sbattendo la porta e sacerdoti che la porta la chiudono in faccia a un fedele. Sono mesi difficili per la curia padovana, finita nell’occhio del ciclone mediatico per la vicenda di don Sante Sguotti prima, e oggi per quella che oppone Alberto Ruggin a don Paolino Bettanin. Della storia del prete-presunto padre se n’è parlato a iosa, mentre quella che riguarda un giovane omosessuale, il partito cui appartiene (Forza Italia), e il parroco della parrocchia che finora aveva fedelmente servito come cantore, catechista ed animatore, è solo all’inizio. I mezzi d’informazione hanno da subito etichettato la storia sotto la voce “problemi della chiesa”. In realtà, la questione appare più profonda, tanto da sconvolgere il tranquillo vivere quotidiano degli atestini. Diciassettemila abitanti, otto chiese, quattro oratori, due cinema, quattordici pizzerie, quattromila studenti che ogni giorno vengono a studiarci, un museo nazionale sui paleoveneti, una squadra di calcio in serie D: questa è Este, “capitale” con Monselice della bassa padovana. Dal secondo dopoguerra in poi, un monocolore politico targato DC, brevemente intervallato, subito dopo tangentopoli, da un’esperienza diessina. Anche l’attuale primo cittadino - Giancarlo Piva, della Margherita - pur rappresentando il centrosinistra è di comprovata fede scudocrociata, come certifica il suo curriculum, che si apre con la militanza nell’Azione Cattolica. Piva raccoglie, tra l’altro, l’eredita decennale di Vanni Mengotto (Forza Italia, primo partito cittadino) e di un centrodestra così diviso al suo interno da perdere il ballottaggio del giugno 2006. Proprio a Forza Italia, più precisamente al locale Circolo della Libertà, appartiene Alberto Ruggin, protagonista del gran rifiuto oppostogli dal parroco della Basilica di Santa Maria delle Grazie. Informato della partecipazione del giovane alla trasmissione “Ciao Darwin” tra le fila degli omosessuali, don Bettanin ha dapprima cercato di dissuadere Alberto dal rendere pubblici i suoi gusti sessuali. Poi, ricevuto dal giovane un netto rifiuto, l’ha bandito dal coro parrocchiale in cui il ragazzo canta da anni e non è da escludere, a questo punto, che gli impedirà anche di prendere parte alle altre attività parrocchiali cui era dedito. Che don Paolino abbia idee radicali sui moderni costumi non è una novità: settantacinque anni, parroco da cinquanta, a Este dal 1995, fedelissimo della Madonna (da lui invocata come salvatrice in occasione di un recente incidente stradale che lo ha visto a lungo convalescente), il sacerdote di origini vicentine ha abituato i fedeli delle Grazie a schiette invettive dal pulpito della basilica mariana. (...) Alberto Ruggin è poco più che ventenne ma sembra trovarsi perfettamente a suo agio tra microfoni, telecamere e taccuini. E’ stato lui, alla vigilia del viaggio per Roma dove ha registrato la trasmissione, ad informare i giornalisti locali della sua scelta. E sempre lui ha deciso di sfruttare l’inattesa popolarità per perorare la causa degli omosessuali. Spigliato di carattere, impegnato in politica, Alberto potrebbe trovare un valido trampolino di lancio da questa vicenda. Dopo la messa in onda della trasmissione, Ruggin ha in calendario un altro appuntamento: venerdì sera, il teatro Farinelli ospiterà un dibattito tra l’onorevole transgender Wladimir Luxuria e la pasionaria locale della Lega Nord, onorevole Paola Goisis. Lui ha chiesto di poter intervenire per commentare ulteriormente la sua storia e ha comunque annunciato che sarà in platea. Ci saranno probabilmente anche molte telecamere e giornalisti. Este attenderà che i riflettori si spengano e le acque si chetino. Poi, in piazza Maggiore si tornerà a parlare della squadra di calcio e nei bar del centro si sorseggerà il tradizionale spritz senza curarsi troppo di quel ragazzo che raccoglie firme per mandare a casa il governo Prodi.

domenica 11 novembre 2007

Tornare a Barbiana


Premessa. Sono salito a Barbiana con due persone che - per motivi diversi - mi sono molto care. Uno è un grande amico, l'altro un grande collega. Per loro era la prima volta lassù, nella pieve in mezzo al Mugello dimenticata da Dio.

Ci sono ancora le campane a Barbiana. Quattro. Mute. E per fortuna questa strada rimane troppo ripida e troppo sconnessa. Qui le auto blu non ci arriveranno mai: non una questione di divieti. Semplicemente, sono troppo grosse. Così qui rimane il silenzio. Che racconta ancora una volta tutta la grandezza di un uomo testardo e umile a un tempo. Due caratteristiche che ha dimostrato nel suo primo gesto, appena arrivato in questo strano confino: comprarsi un pezzo di terra nel piccolo cimitero. Dove lo trovi oggi. E la sua tomba bianca è un libro stampato.

Sulla pietra di don Lorenzo Milani ho alzato una preghiera. Che lo stile di quel prete porti frutto nella politica di oggi. Che I care non sia uno slogan, una "moda" per acchiappare un voto in più, ma un "modo" di far politica mettendosi al servizio del bene comune.

mercoledì 7 novembre 2007

Enzo Biagi 1920-2007

«Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano due o tre.
Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino».
(E.B., Strettamente personale)

sabato 3 novembre 2007

La tempestivià pelosa della politica

Ero a Roma per l'esame il giorno che è venuta fuori la notizia di una donna massacrata (morirà poco dopo) nei pressi della fermata del treno da un giovane immigrato comunitario. E scrivo "la donna massacrata", ma dovrei scrivere "l'italiana massacrata". Già, perché le prime notizie su una donna in fin di vita aggredita da un romeno erano uscite il giorno prima. Ma si parlava di "una romena" e allora, beh, non fa notizia. Triste ma vero.
Ho visto negli occhi della collega che nel campo di Tor di Quinto c'è stata (a differenza di altre illustri penne che si ritengono così brave da poter descrivere senza calpestare, senza guardare) la rabbia e la compassione. Per una persona che, trattata da bestia e fatta vivere in una specie di canile, da bestia si è comportata. Ho parlato con l'altra mia collega, che è andata alla conferenza-show di WV, il sindaco buono-cattivo che ha imposto al governo un decreto legge per espellere i romeni causa di tutti i mali della sua città che nel frattempo casca a pezzi. Già, perché immagino che le mura aureliane le abbia tirate giù uno Jonel qualsiasi. Magari col tombino.
E provo disgusto per una politica che o finge o non capisce. Finge di rispondere tempestivamente a un'emergenza sociale che ignora da troppo tempo. Non capisce che due righe di decreto con la ceralacca del Guardasigilli non servono a un beneamato klinz.
E provo disgusto per una politica che si muove soltanto perché un fatto è avvenuto all'ombra del Cupolone. Che non ha saputo rispondere nemmeno con un ipocrita decreto legge a tragedie come quella di Gorgo al Monticano (coppia massacrata) o a situazioni di progressivo abbandono alla criminalità più o meno organizzata di fette di ... (mettete il nome di una città a scelta). Che non sa tacere per un attimo e ascoltare il Paese del quale bazzica tutte le poltrone, ma nessuna piazza.

venerdì 2 novembre 2007

E allora, com'è andata?

Rispondo sinteticamente: speriamo bene. Ho fatto in fretta (4 ore), ho risposto a tutte le domande, ho scritto il pezzo sugli immigrati e l'incredibile sintesi sugli ateniesi del 400 a.C. (li uccise la peste o il tifo?). Vediamo un po' quando escono i risultati...

martedì 30 ottobre 2007

Com'è quella storia degli esami? Tipo che non finiscono mai


Si parte, destinazione Roma. E non è benaugurante che proprio nell'albergo che ospiterà la mia ennesima prova di maturità (stavolta professionale) una giovane turista sia morta pochi giorni fa cadendo da un balcone. Ah, l'hotel è l'Ergife: lo vedete in foto.
However. In bocca al lupo, colleghi giornalai. In particolare a voi, colleghi che obbedite alla mia stessa Centrale della Verità. E mi rispondo da solo: crepi!
Vi faccio sapere prossimamente com'è andata. Corro, sennò perdo il treno.

domenica 21 ottobre 2007

Deliquio domenicale

E ti trovi la domenica sera mezzo raffreddato - odio i cambi di stagione - a chiederti: ma chi me lo fa fare di lavorare mentre tutti cazzeggiano? Perché in questi momenti poco importa che tu faccia il lavoro dei tuoi sogni, poco importa che mentre lavoricchi guardi la tele, cazzeggi, chiami gli amici, poco importano pure i cento e rotti euro che guadagni per due ore scarse di lavoro effettivo. Dirò di più: poco importa pure che fuori faccia un freddo cane. Ma tu vorresti andar fuori, girare, incontrare, fare tutto quello che ti salta in mente. Esattamente quello che non fai quando hai il giorno libero, peraltro. Ma questa è un'altra storia.

E in fondo a tutto, il dubbio vero. Sei contento di questo lavoro? Di questo qui-e-ora?
Ma preferisci seppellirlo in fondo a tutto il resto. E aspetti che la Centrale della Verità ti dia il rompete le righe.

sabato 20 ottobre 2007

Ddl editoria permettendo

Che poi magari tocca chiudere prima di iniziare
Comunque vediamo, io ci provo. Apro questo diario il giorno dopo le anticipazioni di Repubblica sul disegno di legge sull'editoria, che pare voler "burocratizzare" il mondo per se libero dei blog. Conoscendomi, sarà dura essere un blogger fedele. Ma, ripeto, io ci provo.