Vi avviso che 'sto giro niente Mara, niente Studiaperti, solo una lunga lamentazione senza troppo senso su qualcosa che rimugino da qualche giorno. Un post un po' palloso, quindi se non volete rompervi le scatoline potete saltare. Se leggete, non fate finta di non averlo letto. Due righe da chi mi conosce mi fanno piacere.
Rientrato domenica pomeriggio dalle ferie, all'orizzonte ferie più lunghe a partire dal due agosto. Nel frattempo un ritorno pesante al lavoro. Poca, pochissima voglia di fare. Elezioni del Cdr (comitato di redazione, cioè i rappresentanti sindacali della redazione) finite piuttosto male, con la vittoria di un "pacchetto" di candidati che credo non abbia la tutela dei nostri interessi come primo obiettivo. L'altissima probabilità che al prossimo giro di nomine resterò un bottegaio semplice, mentre altri con alle spalle gestioni fallimentari e incapacità conclamate diventeranno capobottega o vicecapobottega per come hanno usato le loro doti linguistiche col padrone. Ma non c'è solo questo.
Da qualche giorno mi sono iscritto a Facebook. Non so se lo conoscete, è un social network attraverso il quale puoi trovare i tuoi amici o conoscenti iscritti. Grazie a questo sito ho ritrovato un bel po' di gente dei tempi della California (ci sono stato per un anno accademico, ma questa è un'altra storia), dell'università, di scuola. E ho ripensato a quando, guardando al futuro, mi pensavo ovunque. Giornalaio sì - è sempre stato il mio sogno - ma giornalaio ubiquo. Magari non famoso, ma in giro per il mondo a vedere e poi raccontare quello che avevo visto.
E invece sono rinchiuso tra quattro mura, nella mia mediacittàdelnord. Senza stimoli. E faccio di uno stipendio onorevole e di un articolounopiùunicocheraroconunmercatodellavorocosìsaturo (come dicono tanti colleghi... e lo dicono così, tutto d'un fiato) la zavorra e la scusa per non mollare tutto e cercare quello che ho sempre sognato e che ora rischia di trasformarsi solo in un rimpianto, in un "era il mio sogno". Io voglio raccontare. Raccontare scrivendo. Raccontare in un modo diverso, cioè coordinando il lavoro di una redazione, mi va benissimo. Ma datemi gli strumenti per farlo davvero. E ditemi se faccio male o bene il mio lavoro. E almeno ricordatevi il mio nome.
Un discorso un po' da Geppetto, anche contorto, che non vorrei fare perché odio questo genere di lamentationes che non conducono a nulla, ma in questi giorni mi sento così. E in fondo Geppetto lo sono sempre stato, anche a 16 anni. Ma forse a 27 voglio diventare Mangiafuoco.
martedì 22 luglio 2008
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5 commenti:
In questa bottega, dove i meriti sono l'ultima cosa che ti riconoscono, c'è poco spazio per chi come te vuole "raccontare". Gli strumenti? Ce l'hai, amico mio. Ed è solo uno. Il coraggio. Senza però fartene una colpa se lo lasci chiuso in un cassetto, perché forse non diventerai mai mangiafuoco, ma per quel che mi riguarda sei un grande geppetto.
e pensa anche che Geppetto ha fatto "un grande Pinocchio".
lof
Non è affatto un post palloso... anzi, forse perchè è più personale, credo che sia uno di quelli che preferisco!
Certo che tutto quello che mi verrebbe da dirti in commento, non me la sento molto di scriverlo "pubblicamente"! Di sicuro, anche se in condizioni molto diverse, mi sento vicina a te, nel condividere questo distacco tra quello che sognerei di essere e quello che sono!
E ora basta se no mi viene la lacrimuccia da solita Todros ebrea che piange!!!
Un abbraccio
Silvia
un amico -a proposito di africa- mi diceva di non mollare mai, di coltivare l'interesse, la passione e l'entusiasmo per i miei sogni...
le scelte della vita portano altrove, l'africa forse non mi conoscerà mai come sua abitante, ma non è detto che non si stancherà di ospitarmi ogni estate!!!
tutto questo per dirti che i sogni non sempre si avverano esattamente come vorremmo, ma non per questo valgono meno! ;)
Mi piace chi ha il coraggio e l'onestà di mettere a nudo una parte pur così fragile di se stesso; penso che non ci sia nulla da scusare. Anzi, ho voglia solo di ringraziare perché c’è ancora qualcuno, e non sei astratto ma reale, che sa sognare.
E i sogni, anche se nel cassetto, non li dimentica.
Vedi di ricordamelo ogni tanto...
un abbraccio da una falegnameria
cri
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