“Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare” (Bertold Brecht).
Vorrei, con queste parole del poeta, porre l'attenzione sulla cronaca di questi giorni, anche di questi mesi. La caccia al diverso, allo sconosciuto che porta addosso un modo di vita differente dal nostro, è un rischio concreto che si attanaglia e si nutre dell'ignoranza, della mancata conoscenza e del qualunquismo. Siamo tutti colpevoli: con i nostri titoli, con i nostri discorsi. Nessuno può tirarsi fuori dalle responsabilità. La politica uscita vincitrice dalla ultima tornata elettorale alimenta l'odio, l'Europa ci guarda con disprezzo e a tratti con pietà. Facciamo pattuglioni e li mascheriamo per operazioni contro la criminalità. Ma intanto - e Gomorra dimostra - la criminalità organizzata di casa nostra ci sta mangiando cuore e polmoni. Attenti... guardiamoci le spalle... potrebbero venire a prendere qualcuno di noi...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Ofelia ci va giù pesante. Ma ha ragione da vendere.
Un mio "caro" amico vive 9 mesi su 12 sulle MIE spalle di contribuente.
Mi ha spiegato un giorno il perchè del suo voto dicendo "voglio uno stato meno statale, più severo... c'è troppa criminalità, concorrenza sleale dagli immigrati...".
Non condivido il suo punto di vista e non lo capisco, quindi gli ho chiesto che almeno faccia quel che pretende dagli altri... cioè di trovarsi un lavoro.
Notizia di domenica: dopo due giorni di lavoro in prova, il mio amico ha rinunciato a trovare un lavoro. Perchè dover rinunciare al sussidio statale di disoccupazione?
"...sai, al mese a raccoglier verdura a 10 ore al giorno sotto il sole o la pioggia ti pagano 450 euri! non so miga no schiavo, mi!"
"No, nemmeno gli immigrati lo sono."
Sabato sera, mezzanotte e mezzo
“ Per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione angosciose. Si deve insegnarlo agli ebrei. Stamattina pedalavo lungo lo Stadionkade e mi godevo l’ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria non razionata. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietano le strade per la campagna. Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci niente, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, col nostro odio e con la millanteria che maschera la paura.
Certo che ogni tanto si può esser tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così.
E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli.
Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me.
Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave.
Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e “lavorare” a se stessi” non è proprio una forma d’individualismo malaticcio. UNA PACE FUTURA POTRA' ESSERE VERAMENTE TALE SOLO se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – SE OGNI UOMO SI SARA' LIBERATO DALL'ODIO CONTRO IL PROSSIMO, DI QUALUNQUE RAZZA O POPOLO, SE AVRA' SUPERATO QUEST'ODIO E LO AVRA' TRASFORMATO IN QUALCOSA DI DIVERSO, forse alla lunga in AMORE se non è chiedere troppo.
E’ l’unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine.
Quel pezzetto d’eternità che ci portiamo dentro può essere espresso in una parola come in dieci volumoni.
Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra”.
Dal Diario 1941-1943 di Etty Hillesum
Posta un commento