Incredibilmente, il Mondo Piccolo è ancora lì. E a un secolo esatto dalla nascita di un Giovannino Guareschi che ha saputo scoprirlo e scriverne, quell'insieme di terre e case e acqua e nebbia nel bel mezzo della Bassa è ancora pronto a raccontare storie a chi sa ascoltare.
«Sono e sarò sempre un paesano delle Roncole». Il cartello porta la firma Giuseppe Verdi e la data Parigi, 25 maggio 1863. Il Comune parmigiano l'ha sistemato di fronte la casa natale del compositore. A fianco sorge l'Incompiuta, l'abitazione che lo scrittore si fece costruire sufficientemente vicina alla via Emilia per poter raggiungere Milano e il lavoro, ma abbastanza isolata da riuscire a respirare ogni giorno l'aria del Mondo Piccolo. Fra queste mura, dove fino a pochi anni fa era ancora attivo il ristorante Guareschi, impiantato da Giovannino per “dare un mestiere” ai figli Alberto e Carlotta, oggi trova sede il Club dei Ventitré, che da anni lavora per coltivare la memoria di uno scrittore troppo a lungo dimenticato dalla critica. Fatto inaccettabile, per chi si è conquistato la maglia di autore italiano moderno più venduto nel mondo.

A Fontanelle di Roccabianca, una manciata di chilometri da Roncole, l'ex scuola ospita una bella mostra sull'illustre figlio della Bassa. Quella Bassa che soltanto da poco ha iniziato a ricordarlo, che poi significa restituirlo al cuore. Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi è nato qui il primo maggio 1908, nella casa che dà sulla piazza. Sulla facciata c'era una Madonnina, poi cancellata quando lo stabile divenne la Casa dei Socialisti. E non è un caso che in questo borghetto perso tra i campi i concittadini di cui si fa memoria - tolto Guareschi - siano il sindacalista Giovanni Faraboli (che ispirò allo scrittore la figura di Peppone) e il vescovo Augusto Azzolini, missionario in Sierra Leone. La Croce da un lato, il Sol dell'avvenire dall'altro.
Il viaggio nel Mondo Piccolo non può non concludersi a Brescello, il paese che ha prestato vie, piazza, municipio e chiesa ai cinque film della serie. Oggi è una piccola Disneyland, con le statue di Fernandel in talare e di Gino Cervi con l'Unità in tasca che si salutano in piazza. Da un lato c'è il caffè “don Camillo”, dall'altro non può che sorgere il bar “Peppone”. E arrivati a due passi dal museo, dopo essersi rifocillati in una trattoria tappezzata di foto di scena, non ci si stupisce nel vedere parcheggiato là fuori il celebre carro armato con la stella rossa. Cose da Bassa.
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