domenica 2 dicembre 2007
Santi Numi!
«Se vado a parlare in un programma-spazzatura non capisco perché debba diventare spazzatura anch'io. E se oltre alle cosce delle ballerine trovano spazio anche le mie riflessioni, penso che la cosa possa essere utile a qualcuno». Parola di don Sante Sguotti, che ieri pomeriggio alla Mondadori di piazza Insurrezione ha presentato il suo libro Il mio amore non è peccato. Ad ascoltarlo erano una ventina, stipati in un angolo del salone al piano terra, quasi in vetrina. Intorno, il circo dei media: circa trenta persone tra stampa, tv, il divo da reality Raffaello Tonon che ha presentato la serata e l'immancabile staff che accompagna il prete innamorato, guidato dall'agente delle veline Francesco Chiesa Soprani «Don Sante è un uomo forte, un ribelle che ha avuto il coraggio di parlare dei problemi della Chiesa dal di dentro», ha sottolineato Tonon, autodefinitosi «esperto di mass media». E a un esperto non sarebbero sfuggite le dinamiche del “Don Sante show” di ieri. Un gioco delle parti in cui tutto è andato secondo copione: il prete ribelle che racconta di non aver alimentato un polverone ma di esserci finito dentro, i sostenitori che ne elogiano la forza morale, finanche il padre ortodosso Lucas Giacalone con tanto di croce pettorale e copricapo: «Sono qui perché anch'io ho subìto il rifiuto della Chiesa cattolica», ha spiegato. Sulla scena, non troppo diversa da quella del contenitore domenicale, anche i detrattori hanno svolto la propria funzione, con le loro domande aspre quanto prevedibili. Sullo sfondo flash, microfoni, uffici stampa e trillar di telefonini: un quadro al quale l'ex parroco di Monterosso ha fatto un po' l'abitudine, che fa però irritare qualche signora del pubblico: «Mica vogliamo finire in tv anche noi». Intanto don Sante ha deciso di rinviare il fidanzamento inizialmente previsto per la prima domenica di avvento: «Sono troppo impegnato - spiega – e poi devo chiedere la dispensa a Roma: penso che dovrò aspettare almeno un mese per il silenzio-assenso. Ne riparliamo a San Valentino».
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1 commento:
Tristezza, profonda tristezza... poteva almeno farsi presentare dalla Gregoraci!
Siccome a Padova coi fenomeni non eravate ancora al completo, adesso si è aggiunto anche il prete cecato che ha messo Silvio Woytila sul bollettino parrocchiale scambiandolo per Giovanni Paolo II. Immagino che in curia stia arrivando una valanga di richieste di incardinazione: il cappellano che apre i gusci delle noccioline con le chiappe, il diacono permanente con la permanente, il vicario che si mangia le unghie dei piedi degli altri (come recitava Mino Pausa), e il mitico don Petrescu, il viceparroco che si veste da Elvis e che sta ad Avezzano (ma sa che a Padova si sentirebbe di più a casa sua).
Fossi nei panni del vescovo Mattiazzo, userei il vecchio metodo Gaucci: tutti i preti in ritiro forzato per un mese. E una bella benedizione.
Oh, commara: ranti auguri!
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