sabato 3 novembre 2007

La tempestivià pelosa della politica

Ero a Roma per l'esame il giorno che è venuta fuori la notizia di una donna massacrata (morirà poco dopo) nei pressi della fermata del treno da un giovane immigrato comunitario. E scrivo "la donna massacrata", ma dovrei scrivere "l'italiana massacrata". Già, perché le prime notizie su una donna in fin di vita aggredita da un romeno erano uscite il giorno prima. Ma si parlava di "una romena" e allora, beh, non fa notizia. Triste ma vero.
Ho visto negli occhi della collega che nel campo di Tor di Quinto c'è stata (a differenza di altre illustri penne che si ritengono così brave da poter descrivere senza calpestare, senza guardare) la rabbia e la compassione. Per una persona che, trattata da bestia e fatta vivere in una specie di canile, da bestia si è comportata. Ho parlato con l'altra mia collega, che è andata alla conferenza-show di WV, il sindaco buono-cattivo che ha imposto al governo un decreto legge per espellere i romeni causa di tutti i mali della sua città che nel frattempo casca a pezzi. Già, perché immagino che le mura aureliane le abbia tirate giù uno Jonel qualsiasi. Magari col tombino.
E provo disgusto per una politica che o finge o non capisce. Finge di rispondere tempestivamente a un'emergenza sociale che ignora da troppo tempo. Non capisce che due righe di decreto con la ceralacca del Guardasigilli non servono a un beneamato klinz.
E provo disgusto per una politica che si muove soltanto perché un fatto è avvenuto all'ombra del Cupolone. Che non ha saputo rispondere nemmeno con un ipocrita decreto legge a tragedie come quella di Gorgo al Monticano (coppia massacrata) o a situazioni di progressivo abbandono alla criminalità più o meno organizzata di fette di ... (mettete il nome di una città a scelta). Che non sa tacere per un attimo e ascoltare il Paese del quale bazzica tutte le poltrone, ma nessuna piazza.

1 commento:

Marta ha detto...

Hai colto nel segno quel che è stato. Ne sono uscita con l'amaro in bocca e con la spiacevole consapevolezza che, tanto alla fine, la politica in questo momento si regge solo sugli slogan. baci, giornalaio.